Carpi. La mostra di arte sacra “Gratia Plena” considerata blasfema.

È con una certa dose d’imbarazzo e di stupore che apprendiamo della polemica insorta in merito alla mostra “Gratia Plena”, dell’artista carpigiano Andrea Saltini, nella chiesa di Sant’Ignazio a Carpi. Ci meraviglia che ad essere accusati di aver dato albergo a rappresentazioni definite blasfeme, e conseguentemente promosso e difeso le stesse, siano la diocesi di Carpi e il vescovo di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci, quando siamo ben più avvezzi a vedere tali strali puntati contro di noi o contro persone vicine a noi per pensiero.

 

INRI (San Longino)

INRI (San Longino) di Andrea Saltini

Ora, se può essere imbarazzante per noi venire scavalcati nel ruolo di insolenti blasfemi da un alto prelato, ci immaginiamo come lui stesso possa aver preso la questione; il nostro auspicio è che il clero in generale possa trarre una riflessione da questa vicenda, per capire che c’è sempre qualcuno più religioso o bigotto di noi, e che quindi prima di alzare il ditino con fare ammonitore per qualcosa che si è visto o sentito che non ci piace, specie in ambito artistico, sarebbe meglio contare sino a dieci, per poi magari occuparsi d’altro.

Certo come associazione di atei e agnostici che si occupa di laicità ci siamo domandati se la questione potesse riguardarci, o se andasse confinata in un più ristretto ambito di “guerre di religione”.
In realtà ci riguarda, eccome.

In passato come UAAR Modena ci siamo a più riprese occupati di questi temi: a inizio 2022 abbiamo tenuto una conferenza su  blasfemia, vilipendio e censura e una sulla censura cinematografica di matrice cattolica; abbiamo parlato del tentativo di censurare l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole di Marano  (anche in quell’occasione, come oggi in merito alle accuse alla mostra, la polemica venne cavalcata dall’associazione ultracattolica Provita & Famiglia, che proprio in questi giorni promuove, per la seconda volta in 6 mesi, i 40 giorni di preghiera davanti al Policlinico di Modena per limitare il diritto delle persone all’aborto con cartelli e invocazioni stigmatizzanti che a quanto pare nessuno in Comune ha pensato di censurare).

UAAR è stata coinvolta in prima persona in vicende di vilipendio e il suo progetto editoriale Nessun Dogma ha pubblicato “Blasfemo!Le prigioni di Allah” di Waleed Al-Husseini, che mostra come l’accusa di vilipendio della religione non abbia confini quando consente di mettere a tacere voci dissidenti.

Noi dell’UAAR crediamo che la libertà di espressione artistica sia un pilastro irrinunciabile di una società democratica e pluralista, e come UAAR ci impegniamo a difenderla, sempre, senza compromessi: la censura infatti quando colpisce qualcuno, colpisce tutti.

Andrea Saltini

Andrea Saltini

Sosteniamo quindi il diritto degli artisti di creare liberamente e il diritto del pubblico di valutare le opere in modo critico, senza ricorrere alla censura o alle condanne. Le storie bibliche possono essere per un artista materiale con cui confrontarsi, come ha scelto di fare Andrea Saltini, esattamente come avrebbe potuto scegliere di fare con i poemi omerici o con il ciclo arturiano, e non dovrebbe esistere alcuna tutela speciale in uno stato che non ha più una religione di stato.

Per chi volesse farsi un’idea libera da condizionamenti e dalle strumentalizzazioni veicolate dalla stampa, e vedere le opere di Saltini oltre i pixels dello schermo, la mostra è aperta e visitabile, anche se segnaliamo che le organizzazioni sopracitate stanno organizzando sit-in per ostacolare l’accesso e addirittura rosari di riparazione per il pomeriggio di domani, sabato 9 marzo. Ecco, anche per fare esperienza diretta di dove si può arrivare col fanatismo, può essere una visita interessante.

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